Pareti attrezzate semplici e complesse, divani morbidosi o tosti, mobili bassi e medi, camini che funzionano o che affumicano l’ambiente, tavoli fissi o allungabili per riunirsi a Natale e tavolini, poltrone, pouf,tende, lampade, tappeti,quadri ma anche sculture, trespoli, piante e perché no
jukebox,
separè,
comò della nonna,
cassapanche della bisnonna,
vecchi banchetti da calzolaio presi dal rigattiere,
trompe l’oeil ,
carta grafica,
libri,
bomboniere di matrimoni, battesimi, comunioni e cresime,
ricordi d’infanzia, di viaggio e di una vita precedente… insomma tutto un mondo e tutto un vissuto che converge in un unico spazio e definisce la nostra personalità disegnando la nostra immagine pubblica, quella che mostriamo ad amici e parenti, al postino o all’agente Folletto,
a noi stessi quando torniamo stanchi da lavoro.
Il nostro porto sicuro, quello che ci ricarica e ci fa passare il mal di testa senza aspirina comincia da qui… dal soggiorno, dal luogo in cui ci rilassiamo e litighiamo per il telecomando, in cui facciamo l’amore e ascoltiamo affascinati lo scroscio dell’acqua dei primi temporali estivi.
E’ il primo piatto, la pastasciutta che ci mette di buon umore, con maccheroni e fragrante condimento.
Dopo questo sfogo romantico passiamo all’argomento di questo capitolo che è appunto … la pasta o meglio una porzione dei “Componenti”, quella più voluminosa , rimandando la parte che dà sapore, il condimento, ai prossimi capitoli o meglio alla tua personale sensibilità.
I COMPONENTI
- La parete attrezzata
- La madia
- Le sedute
La parete attrezzata. Ho già scritto un articolo su questo componente e se non hai voglia di leggerlo andando a cliccare qui continua pure a leggere la sintesi che trovi di seguito.
La parete attrezzata è in genere il mobile che viene richiesto più frequentemente in fase di arredamento del soggiorno e spesso viene inserita secondo uno schema più o meno fisso ed in modo acritico.
Nell’ articolo che ho citato prima raccontavo di due giovani di Taranto che mi avevano richiesto una parete attrezzata mostrandomi trionfanti la pianta della loro casa ed indicandomi il punto preciso in cui desideravano inserirla.
Il posto era nella zona da dedicare al pranzo (modulo pranzo), accanto ad un grande tavolo.
Gli ho chiesto perché avevano pensato ad una parete attrezzata pur non servendogli come libreria, come porta tv o per esporre oggetti ma solo come contenimento.
Mi han risposto “ma non è così che fan tutti?”
Ho fatto molta fatica a dimostrargli che un bel mobile contenitivo da cm 240 di lunghezza e cm 110 di altezza profondo 60 centimetri era più funzionale ed idoneo per la loro
specifica esigenza e che la zona camino(modulo doppio fulcro) che avevano già realizzato con tanto di mensole e porta tv era la loro “parete attrezzata” e non era il caso di ripetersi.
La parete attrezzata è quindi indispensabile quando si ha un’unica parete da arredare e se ben progettata ci consente di rispondere a molteplici esigenze come inserire il televisore,l’impianto stereo, libri, oggetti e chi più ne ha più ne metta.
Prima di comprare una parete attrezzata chiediti quindi se è quello che ti serve davvero.
Se dopo un’attenta analisi hai deciso di inserire una parete attrezzata leggi il seguito per districarti nei meandri dell’offerta attuale.
A SPALLA PORTANTE
La spalla portante è il fianco e i vari elementi sono concatenati in modo che tra due di essi c’è un fianco in comune.
Una volta composta è più o meno indivisibile, è un corpo unico ed è piuttosto difficile cercare di frazionarla per adattarla ad altri spazi.
In genere è componibile e disponibile in varie altezze e larghezze ed è la tipologia arrivata per prima sul mercato.
Chi ha prodotto per primo in Italia la parete attrezzata a spalla?
Ecco il copia incolla con l’azienda Lema:
1978 — Tito Agnoli firma Lo Scaffale, primo sistema italiano a spalla portante in piu’ finiture realizzato su scala industriale: un programma che avra’ grande successo per la perfetta adattabilita’ a esigenze e stili diversi.
Ritengo che le evoluzioni successive della parete a spalla sono poca cosa rispetto alla grandezza di chi l’ha progettata per la prima volta.
Da un po’ di tempo la soluzione più richiesta è quella a bussolotti che presenta rispetto alla prima alcuni vantaggi come la possibilità di modificare la composizione anche dopo averla acquistata ed in genere ha un costo più basso.
PARETE A BUSSOLOTTI
I bussolotti sono mobili finiti di varie dimensioni che accostati tra loro insieme a mensole ed accessori, formano composizioni molto movimentate e forse potenzialmente più dinamiche rispetto alle pareti a spalla.
Con piccoli espedienti si possono realizzare grandi composizioni utilizzando pochi elementi ben distanziati tra di loro con il conseguente vantaggio di ridurne il costo complessivo e risultare più snelle.
Per ottenere un buon effetto è importante che la parete di fondo sia colorata in contrasto in modo da creare uniformità ai vari elementi che altrimenti potrebbero risultare slegati tra di loro.
Non riesco a risalire all’origine di questa tipologia ma posso certo affermare che la prima azienda a creare composizioni assai vicine a quelle che vediamo oggi è stata Minottitalia che nel 1990 propose delle soluzioni davvero nuove che io vendetti in grande quantità (purtroppo non sono riuscito a trovare immagini).
Da un po’ di tempo sono disponibili soluzioni miste con bussolotti e spalla integrati.
Sia la versione a spalla che quella a bussolotto sono disponibili sul mercato in tutti, dico tutti gli stili possibili: classico, country, rustico, minimal, rococò, effetto swarovsky, tirolese, coloniale, arte povera eccetera eccetera eccetera, ma questa è un’altra storia e ne parleremo nei prossimi capitoli.
Con la spalla puoi inglobare un camino…
… o una porta
scansare finestre…
… spalle a terra e sospese…
Con i bussolotti puoi …
…puoi…
o puoi …
e puoi…
ma puoi anche…
e …
non ti spiego i dettagli di questi progetti che sono anche storie interessanti per me ma potrebbero essere una palla per te che forse vuoi sapere …
“ma come si progetta una parete attrezzata?“.
Da dove si comincia?
Non c’è assolutamente nulla che tu possa fare in termini progettuali se non impari a disegnare in scala o ad usare un programma di grafica.
Per cui se riesci ad usare un programma grafico puoi trovarne anche di semplice utilizzo e gratuiti su internet.
In mancanza di tecnologia devi imparare a disegnare in scala e se questo ti fa paura, seguimi attentamente perché ti insegno a farlo all’istante e senza calcolatrice.
Incominciamo con la scala più usata dai progettisti, la scala 1:20.
Ogni centimetro sul foglio equivale a 20 cm nella realtà.
Facciamo un esempio:
per disegnare una linea lunga cm 44 puoi fare 44:20 ed ottieni 2,2 cioè cm2,2
ma puoi anche, senza staccare la matita dal foglio contare di 20 in venti ad ogni centimetro e di due in due ogni millimetro quindi all’uno dici 20, al due dici 40, al primo trattino dici 42 al secondo trattino sei al 44.
Se vuoi disegnare una linea lunga cm 210, anzi facciamo 211 perché mi è scappata una frazione, allora ecco il risultato:
Al 5 sono 100, al 10 sono 200, poi 210 ed infine 211.
Provaci e vedrai che è molto più semplice di quanto sembra e se ti alleni un po’ sembrerai un cervellone con la scala incorporata nel cervello.
Per la scala 1:50 è altrettanto semplice, basta contare di 5 in 5.
Per quella 1:25 altrettanto semplice.. 2,5…5…7,5…10… e poi 25…50…75….
Per quella 1:100 penso sia superfluo spendere una parola.
Per le tue esercitazioni ti consiglio la scala 1:20.
Se usi sempre la stessa finirai per farti l’occhio e poi tutto diventa più automatico anche nelle proporzioni.
Accidenti ho scritto già 1244 parole.
Devo darti appuntamento al prossimo capitolo.
Michele De Biase
Leggi il Capitolo 4 su come progettare una parete attezzata.
Devo ristrutturare un attico di 200mq.